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La finestra dalla quale i pontefici in visita alla città assistono al trasporto della macchina di S. Rosa. In tali occasioni viene smontata la crociera in pietra.



Stemma del papa Sisto IV Della Rovere posizionato sulla facciata del palazzo.



Carrozza conservata nell'ambiente attiguo alla sala della Madonna. Veniva usata per personaggi illustri in visita alla città.






Il Palazzo dei Priori di Viterbo, meglio conosciuto come palazzo del Comune, fu iniziato nel 1264, sull'area allora occupata in gran parte dal cimitero della Chiesa di S. Angelo, e completato così come lo vediamo verso la metà del XVI secolo. La facciata, in un primo momento, aveva un solo piano sovrapposto al porticato, finestre ad arco acuto e merli in cima. Intorno al 1448, per esigenze di gusto ma anche strettamente legate al governo della città, si decise di ampliare ed ingentilire l'edificio. La facciata che vediamo oggi è di tipo rinascimentale, con due ordini di finestre, quello inferiore a croce guelfa e quello superiore ad arco; al centro lo stemma di papa Sisto IV Della Rovere (1481) che sussidiò cospicuamente la fabbrica, tanto che il suo nome è inciso anche sull'architrave delle finestre. Una di queste, la seconda da destra per chi guarda, ha una particolarità: offre la miglior veduta dell'antistante via Cavour, da cui il 3 settembre di ogni anno passa il trasporto della Macchina di Santa Rosa, e per tale motivo lì vengono invitati per l'occasione gli ospiti più illustri, ma solo per le visite del Papa (l'ultima, in ordine di tempo, quella di Giovanni Paolo II nel 1986) viene smontata la crociera in pietra, per dare maggior visibilità allo spettatore. Su un lato della piazza corre un portico a nove archi, al centro del quale troviamo un ingresso che conduce al giardino interno: da ammirare la bella balaustra in peperino che delimita il giardino verso valle Faul, l'elegante fontana del 1626 realizzata su disegno di Filippo Caparozzi (artista viterbese.) e sei coperchi di sepolcri etruschi con sopra statue giacenti. Il portico interno risalirebbe al 1541, mentre il loggiato che lo sovrasta è databile 1632. Qui troviamo, sulla sinistra per chi entra nel giardino, uno scalone che conduce al piano nobile dove si possono visitare quattro sale che occupano tutta la facciata del palazzo.
La prima sala che incontriamo è detta della Madonna perché gli affreschi sono dedicati alla Vergine, in particolare ai miracoli della Madonna della Quercia tanto cara ai viterbesi.
La seconda è quella di rappresentanza, detta Sala Regia (o Erculea), affrescata da Baldassarre Croce verso la fine del Cinquecento; nei due grandi pannelli topografici si possono vedere le terre della Tuscia romana che furono donate nel 1080 dalla contessa Matilde di Canossa al Patrimonio di San Pietro, e le terre dell'attuale Tuscia viterbese con gli antichi nomi dei paesi e delle città. In alto, allo sguardo del visitatore si offre lo splendore del soffitto, dipinto da Tarquinio Ligustri con castelli e terre all'epoca assoggettati a Viterbo.
La sala successiva, del Consiglio, fin dalla metà del XVI secolo fu destinata al corpo consiliare della città. Nel 1558 fu affrescata da maestro Teodoro, siciliano: i riquadri alle pareti sono ispirati ad avvenimenti storici locali ed alle mitiche origini che il frate domenicano Giovanni Nanni attribuì a Viterbo per darle lustro. Il soffitto a cassettoni è quello originale (XV secolo), mentre gli stemmi dipinti sono di epoca più recente ed appartengono ai pontefici Paolo V e Alessandro VII, le cui famiglie (rispettivamente i Borghesi e i Chigi) godevano della cittadinanza viterbese .
La Sala dei Paesaggi, o Sala delle Bandiere, è attribuita a Giuseppe Torriani (1789) e sulle pareti presenta paesaggi della Tuscia.
Il Palazzo dei Priori è collegato al Palazzo del Podestà dalla Pinacoteca, dove troviamo opere di Rolando di Gaetani, artista viterbese che dipinse la necropoli di Castel d'Asso, la storia leggendaria di Viterbo in cui Ercole lotta contro il leone Nemeo, e l'emblema con la scritta Favl (acronimo di Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula, castelli fondati nientemeno che da Noè e poi riuniti da re Desiderio fino a formare la città).
Da qui incontriamo altre quattro sale, le più notevoli delle quali sono quella dell'Aurora, che prende il nome dal dipinto del soffitto, rifatto nel dopoguerra, e la Sala Rossa, caratterizzata da mobili di notevole pregio e da due quadri, lo "Sposalizio della Vergine" di Pietro Vanni (copia del XIX secolo) e il "Sacrificio di Polissena" di Domenico Corvi (fine '800).

 

(Alessia  Ambrosini)

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Opere consultate:
CESARE PINZI, I principali monumenti di Viterbo, guida per il visitatore, Viterbo, Sette città, 1993.
MASSIMO G. BONELLI - L.P. BONELLI, Viterbo, Palazzo dei Priori: la sala regia. La storia, il restauro, Viterbo, Sette città, 2001.
B.BARBINI - G.RUGGERI - M.PETRASSI, Il Palazzo dei Priori a Viterbo, Roma, Editalia, 1996.