La croce che sovrasta la facciata.



Il Tondo decorativo in ceramica posto sulla facciata.



Il piccolo rosone sulla facciata della chiesa.




Ai margini della SS Cassia, uscendo da Viterbo in direzione di Roma, a 3 Km. circa dalla città, sorge la chiesa di Santa Maria delle Farine.
Costruita nel 1320 per volere del capitano del popolo Silvestro Gatti, ha subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti. Inizialmente, con molta probabilità, era costituita da una sola navata e solo in seguito fu ampliata. Troviamo documentazione scritta che la navata di sinistra è del 1900 e venne aggiunta ad opera del vescovo Grasselli.
Un'epigrafe sulla facciata in caratteri gotici recita: Questa chiesa, costruita in onore della Madre di Cristo, è protetta dal vigore della patria e del suo difensore, il nobile Silvestro Gatti, che governa Viterbo nell'anno 1320; per questo, o Regina del cielo, non abbandonare i cittadini di questa città, a te sempre devoti. Ai lati della lapide recante l'iscrizione lo stemma dei Gatti e quello della città di Viterbo. La buona conservazione dell'epigrafe fa sospettare che la medesima era inizialmente posta all'interno della chiesa.
Sullo stemma dei Gatti, sopra la quinta fascia, si intravede a malapena la figura di un gatto. La figura del felino, quale simbolo di indipendenza e di destrezza, fu aggiunta all'arme originaria dei Brettoni da Raniero dei Brettoni che assunse il cognome di Gatti, si trova yestimonianza di ciò a partire dal 1253. Quando però nel 1496 fu ucciso Giovanni Gatti, l'immagine fu scalpellata da tutti gli stemmi della famiglia esistenti in città. Si salvarono solamente due stemmi: quello nel giardino dei padri giuseppini e quello nell'orto di palazzo Chigi, gli altri non sono originali.
La facciata, molto semplice e lineare, è arricchita da un piccolo rosone del XIV secolo e da un tondo in maiolica.
L'etimologia del nome "farine" trova discordi gli studiosi, per alcuni il nome deriva dalla dea "Furina" protettrice dei ladri e della quale esisteva un tempio nel luogo ove sorge la chiesa, per altri il nome deriverebbe dal proprietario della zona che si chiamava De Refarinis. Per altri ancora il nome deriverebbe dal latino "Refariae" cioè furto dato che per recarvisi bisognava uscire da Pianoscarano, luogo abitualmente frequentato da ladri che erano dediti a ruberie nelle zone circostanti.
Il primo documento nel quale troviamo il nome attuale della chiesa è del 1473. Nell'elenco delle chiese del cronista Niccolò della Tuccia è indicata infatti " Santa Maria delle farine tra le vigne".
Nel 1623 la chiesa fu costituita in parrocchia con i nomi di Santa Maria e Daniele. San Daniele era venerato in un altare laterale, gli altri altari erano dedicati al SS. Crocefisso, a San Francesco e a San Michele. Per assegnarle un territorio si tolsero circa 26 poderi al territorio della cattedrale S. Lorenzo e 41 a quello della parrocchia di S. Sisto.
La chiesa è dotata di un campanile a vela la cui costruzione fu ordinata dal cardinal Muti nel 1612.
All'interno della chiesa, sopra l'altare maggiore, troviamoa un bel baldacchino tabernacolo in pietra, di stile lombardesco, l'unico rimasto a Viterbo. Gli altri due esistenti nella città, quello delle chiese di San Giovanni e di San Andrea, sono andati distruttti durante l'ultima guerra.
L'abside della chiesa, ora con un lato dritto e uno obliquo, probabilmente all'inizio era di forma rettangolare come tipico nell'architettura cistercense.

(Angelo M. Ambrosini)