Mosaico della lunetta sopra il portale di ingresso della chiesa.



La facciata della chiesa come appare ai nostri giorni.



I costoloni e gli archi a sesto acuto dell'abside della chiesa primitiva.



Il campanile sovrasta i tetti del monastero.



La chiesa di Santa Maria del Paradiso con annesso monastero non trova riscontri storici certi per quanto riguarda la sua erezione. Alcuni storici attribuiscono la sua fonadazione al cardinal Raniero Capocci tra il 1220 ed il 1225 , altri ne danno la paternità al cardinal Giovanni di Toledo e pongono la sua fondazione alcuni anni più tardi. Esso nasce come monastero Cistercense e il primo episodio storico certo è del 25 ottobre 1268, data nella quale il cardinale Giovanni di Toledo vi destinò 23 giovani monache a prendere l’abito essendo presenti già nel monastero altre 18 monache professe.
Controverso è anche l’origine del nome. Una tradizione orale che non ha mai trovato alcun riscontro, sostiene che il nome Paradiso sia stato dato al monastero per contrapposizione al nome del luogo in cui sorge che si chiamava valle dell'inferno.
Essendo il monastero fuori le mura, in caso di guerra o tumulti, le monache erano esposte ad ogni sorta di pericolo; per tale motivo esse ottennero la chiesa di S. Fortunato nei pressi dell'odierna porta Romana ed ivi si trasferivano in caso di necessità. Questi trasferimenti erano abbastanza frequenti e vengono indicati come una delle cause, anche se certamente non la sola, del decadere della moralità tra le monache del convento. Nel corso del tempo, con il degenerare dei costumi, la vita all'interno del monastero subì un tracollo suscitando grave scandalo in città tanto da far dire che più che un monastero poteva essere un lupanare. Il culmine si raggiunse nel 1435 allorché la badessa Sr. Benedetta Angeli, tentando di morigerare i costumi, richiamò le consorelle ad una vita più sobria e casta; non solo queste ultime non le diedero ascolto ma l'assalirono selvaggiamente bastonandola e trascinandola per i capelli lungo i corridoi del monastero lasciandola quasi calva. Intervennero le autorità superiori che dopo un regolare processo intimarono alle suore ribelli di riconoscere l’autorità della badessa ma esse pittosto che sottomettersi preferirono abbandonare la vita religiosa. L’avvenimento segnò la fine del monastero, il complesso del Paradiso fu assegnato al capitolo della cattedrale i cui canonici, nel 1439, avevano addirittura iniziato a demolirlo per ricavarne materiale da costruzione. Intervenne papa Eugenio IV che ingiunse di sospendere i lavori e il monaster fu assegnato ai frati minori francescani.
Varie sono le ristrutturazioni che la chiesa ed il monastero hanno subito nel corso dei secoli, la più importante agli inizi del 1800 rase al suolo la chiesa ad eccezione dell’abside e della parete di destra. La chiesa fu ricostruita in stile neoclassico; nel 1820 era completato il rustico, per completarla occorsero altri quindici anni.
Nel 1876, a seguito della legge sulla soppressione dei beni religiosi, la chiesa fu chiusa al culto e utilizzata come rimessa per i carri funebri, come canile per cani randagi, come garage per le berline dorate del comune.
Nel 1930 tutta la struttura fu trasformata in caserma.
La chiesa subì danni a seguito dei bombardamenti aerei del 1944, restaurata fu riaperta al culto nel 1945.
Dal 1960 è tornata ai frati Minori Osservanti di San Francesco. Gli ultimi restauri a cura dell’ordine francescano risalgono al 1961.
Nel 1999 i pochi frati che abitavano il convento furono divisi tra Vitorchiano e Tarquinia, venne chiusa così l’antica erboristeria del convento di cui si ha menzione sin dal 1750, in tale occasione è stata trasferita anche la preziosa biblioteca del convento composta da oltre centomila volumi.
Oggi una parte del convento è sede dell’università con la sua facoltà di Economia.

 

(Alessandra Ambrosini)

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Opere consultate:
ANDREA SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Stab. F.lli Capaccini, Roma, 1920.
MAURO GALEOTTI, L'illustrissima Città di Viterbo , Edizioni Studio Pubblicitario Viterbese S.r.l, Viterbo, 2002.
GELASIO ZUCCONI, Santa Maria del Paradiso in Viterbo, 1971.